Dal porto di Napoli partono traghetti per Sicilia.
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La fondazione di Napoli e del suo porto è da collocarsi nell’ambito della colonizzazione greca. Dopo la fondazione, nel IX secolo a.C., della colonia greca sull’Acropoli di Pizzofalcone da parte di un gruppo di navigatori di Rodi, nel 470 a.C. gli abitanti di Cuma fondarono Neapolis (Νεἀπολις, città nuova) nella parte orientale della città originaria. Il massimo sviluppo del porto in età greca, si verificò a partire dal 420 a.C., periodo in cui, con il calo dell’influenza ateniese, divenne uno dei più importanti del Mediterraneo, producendo uno sviluppo urbanistico che rimase immutato sino alla metà del I secolo a.C.
Da scalo principalmente militare dell’epoca romana, successivamente il Porto di Napoli si aprì sempre più ai traffici marittimi assumendo importanza crescente.
Sotto la dominazione normanna, il porto conobbe un periodo di grande splendore, al punto che Napoli fu l’unica fra le città marittime italiane ad entrare, nel 1164, nella Lega Anseatica. Per Napoli e per il suo porto, il periodo normanno fu contrassegnato da enormi successi tanto in campo marittimo quanto nei traffici. Ma fu con l’avvento degli Angioini, nella seconda metà del XIII secolo, in particolare sotto il regno di Carlo I d’Angiò, che il porto si ampliò, si arricchì di nuovi edifici parallelamente allo sviluppo della città, ormai fra le più grandi e popolose d’Europa. Suo figlio Carlo II fece aprire il nuovo molo presso il Castel nuovo, detto angioino o grande.
La fortificazione del porto e la costruzione di magazzini, di depositi e di fabbriche continuò sotto la dominazione aragonese (XV secolo) e nel periodo del vicereame spagnolo.
Sotto il Regno dei Borbone (XVIII secolo) il porto si afferma come uno dei più attrezzati, dei più forti a livello europeo. L’Arsenale diviene un grande cantiere navale e nel 1818, addì 27 settembre, la “Real Ferdinando I”, la prima nave a vapore del Mediterraneo, è varata.
L’Unità d’Italia invece segnò negativamente la storia del porto, che vide diminuire i suoi traffici e ridurre le sue attività. E a partire dal 1861 iniziò il declino, che durò sino ai primi del ‘900, quando, grazie all’impegno profuso da Francesco Saverio Nitti e dall’Ammiraglio Augusto Witting, avviene finalmente la ripresa.
Nel 1911 nacque il cantiere navale Bacini e Scali Napoletani oggi denominato Cantieri del Mediterraneo.
Il Fascismo puntò su Napoli come porto di collegamento con i possedimenti coloniali, dotandola di nuove infrastrutture e di nuovi edifici come la nuova Stazione Marittima, progettata nel 1932 e completata nel 1936 dall’architetto Cesare Bazzani, che prese il posto dell’antico molo grande e dei suoi prolungamenti verso oriente: il primo realizzato sotto Alfonso I d’Aragona; il secondo sotto Carlo III da Giovanni Bompiede e chiamato molo San Gennaro. La prima stazione marittima della città era stata costruita quasi trent’anni prima presso il Ponte Trapezoidale, dove oggi è presente la sede della Capitaneria.
Per i lavori fu abbattuto nel 1932 l’antico faro, la cosiddetta lanterna, eretta sotto il regno di Federico I di Napoli, ma in seguito ad un incendio durante il viceregno del duca d’Alba fu ricostruita nel 1626, attribuendone l’opera a Pietro De Marino.
Il porto di Napoli è il secondo al mondo dopo quello di Hong Kong per scalo passeggeri.
Pur avendo negli ultimi dieci anni un andamento poco costante, negli ultimi due anni il dato è sempre stato in crescita, raggiungendo i 6.226.078 di passeggeri transitati nel 2010.
Il traffico merci, invece, è stato per lo stesso anno, di circa 22 milioni di tonnellate con il traffico Roll-on/Roll-off transitato di poco più di 6 milioni di tonnellate.
La maggior parte dei traffici si svolgono nei due moli più importanti e centrali. Il Molo Angioino, destinato all’approdo delle navi da crociera, con la famosa Stazione Marittima (la più vasta del globo con i suoi 12 km quadrati di superficie e i 10 approdi per navi di grande e medio tonnellaggio) e il Molo Beverello, dove attraccano i traghetti e gli aliscafi che collegano Napoli con le isole del Golfo (Capri, Ischia, Procida).